Totò Cuffaro lascia l’Udc: pulizie di primavera nell’estremo centro

15 03 2010

Totò Cuffaro è stato Vicesegretario Nazionale dell’UDC e, per molti anni, plenipotenziario dello stesso partito in Sicilia, di cui è stato governatore dal 2001 al 2008.

Il personaggio è stato per molto tempo importante serbatoio di consensi del partito di Casini, ma è stato anche oggetto di pesanti controversie sulla sua limpidezza e trasparenza politica. Queste ombre si sono poi concretizzate nelle indagini  per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra il clan di Brancaccio e ambienti della politica locale durante il suo primo mandato di Presidente di Regione.

Secondo il principio della presunzione di innocenza il Presidente dell’UDC Casini ha sempre chiesto di attendere condanne definitive prima di prendere provvedimenti politici di partito su Cuffaro, risultando ai più poco credibile nell’intento (che appariva semplicemente dilatorio) visto l’importante dote di voti che “Totò Vasa Vasa” porta con sé.

Celebre il litigio in diretta a Ballarò su Cuffaro tra Casini e D’Alema, qualche anno fa. Durante le polemiche su Unipol e Consorte D’Alema, a cui Casini faceva la morale, rispose piccato “tu pensa a Cuffaro…”. Casini si infiammò come raramente gli capita, dimostrando di essere stato colpito in un punto dolente, e giurando solennemente che in caso di condanna Cuffaro sarebbe stato espulso dall’UDC. (continua)

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E’ meglio non andare a votare ?

25 01 2010

In questo articolo apparso su Il Riformista di domenica, scritto da Giampaolo Pansa, l’autore stimola il lettore a riflettere della “bollitura” definitiva del sistema della Seconda Repubblica dimostrata da scelte e candidature diffuse sul territorio.

La proposta è molto netta: il sistema è morto. Non partecipate ai suoi funerali. (Sembra quasi beppe grillo!)

E’ meglio non andare a votare

di Giampaolo Pansa

Allam non è neppure del Popolo della libertà. Era stato eletto deputato europeo per l’Udc di Casini, come indipendente. Ma adesso, da vincitore o da sconfitto, dovrà fare cinque anni di inutile servizio militare.
Se è ancora in tempo a rinunciare, Allam farebbe bene a liberarsi di quella croce. Anche perché una parte di quanti dovrebbero sostenerlo gli sparano già addosso. Venerdì 22 gennaio, il Secolo d’Italia offriva ai lettori un delicato articolo di fondo su di lui. Il titolo, molto signorile, strillava: “Ci mancava soltanto l’egiziano…”. Un “integralista anti-islam” ringhiava un altro titolo. Sotto c’era un pezzo perfido dell’Annalisa Terranova. È una brava giornalista, capace di crudeltà supreme.

La frase più gentile suonava così: «Lo stile politico di Allam induce al conflitto, alla diffidenza, alla difesa di identità sclerotizzate». (continua)

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Il PD-(senza)senso

7 01 2010

Pierluigi Bersani ha vinto il congresso/primarie con uno slogan efficace tratto da una bella canzone: “un senso a questa storia…”. Avendo tutti bene in mente, che la canzone continua con “… che un senso non ce l’ha”. Sapere quali sono i propri problemi, è importante per cominciare a risolverli. Il PD era apparentemente senza un senso. Centinaia di migliaia di iscritti e militanti, migliaia di sezioni su tutto il territorio, amministratori, eletti a tutti i livelli. Un gigantesco apparato di persone spesso (soprattutto alla base) entusiaste e piene di buone intenzioni. Ma con un’enorme mancanza di Senso. Le domande che attraversano (o quantomeno, dovrebbero attraversare) tutti questi democratici sono: “ma io perchè sono nel PD? cos’è il PD? qual’è il suo ruolo in questo paese? a chi vuole parlare? e per dire cosa?”. E poi ci sono tutte le domande di conseguenza: io come militante, come eletto, come simpatizzante, che cosa devo/posso fare per raggiungere la ‘mission’ del partito di cui faccio parte? voglio impegnarmi: ma in che direzione?

L’impressione netta, parlando con le persone e visitando le sezioni e le loro varie assemblee, riunioni, direzioni etc. è che queste domande siano drammaticamente senza risposta. Si cerca di drogare la mente dal vuoto creato da questa mancanza, occupandosi di organigrammi, direttivi, congressi (il PD è un congresso continuo a vari livelli dalla sua fondazione e lo sarà ancora per molto: nazionale, regionale, provinciale, comunale, zonale, di circolo, giovanile…). Ma tanta gente si stufa e se ne va. Molti altri rimangono per inerzia e per mancanza di una alternativa altrettanto “materna” e legata a una tradizione a cui si sente di appartenere . In una recente riunione di un direttivo di sezione del PD a cui ho partecipato come ospite, ciascuno, nel presentarsi ci teneva a ricordare la propria precedente e lunghissima appartenenza al PCI-PDS-DS. E praticamente solo quella, perché del presente nessuno aveva molto da dire. Età media dei partecipanti, 70.

(continua)

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